Associazione tra conta piastrinica e mortalità nel lungo periodo


Ricercatori dell’University Hospital di Basilea in Svizzera hanno esaminato l’impatto della conta piastrinica sull’outcome ( esito ) nel lungo periodo dell’angina instabile/infarto miocardico senza sopraslivellamento ST ( NSTEMI ).

Lo studio di coorte prospettico ha riguardato 1616 pazienti consecutivi con angina instabile/infarto miocardico senza sopraslivellamento ST.

Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad angiografia coronarica con successiva rivascolarizzazione con catetere entro 24 ore dal ricovero, se necessario.

I pazienti sono stati divisi in quintili sulla base della conta piastrinica.

L’end point era rappresentato dalla mortalità per tutte le cause durante il periodo osservazionale di lungo periodo ( fino a 60 mesi ).

Nel corso del periodo di follow-up ( 17 mesi di media ) ci sono stati 89 decessi e 74 infarti miocardici non fatali.

I pazienti con più alta conta piastrinica erano più giovani, per lo più di sesso femminile, di più bassa statura e di più basso peso corporeo, rispetto ai pazienti con più bassa conta piastrinica.

La mortalità era significativamente più bassa tra i pazienti nel secondo quintile della conta piastrinica rispetto ad altri quintili ( hazard ratio, HR = 0.39; p = 0.011 ).

L’analisi di sopravvivenza di Kaplan-Meier ha mostrato una percentuale di mortalità cumulativa a 4 anni del 12.5% nel primo quintile, 3.8% nel secondo, 10.4% nel terzo, 9.8% nel quarto e 11.4% nel quinto.

Non è stata osservata alcuna associazione tra la conta piastrinica e l’infarto miocardico non fatale.

Lo studio ha mostrato un’associazione non lineare tra la conta piastrinica e la mortalità nel lungo periodo.

La più bassa mortalità è stata osservata nei pazienti con una conta piastrinica tra 181 e 210 x 10(9)/l. ( Xagena2006 )

Fonte: Mueller C et al, Am Heart J 2006; 151: 1214.e1-1214.e7


Cardio2006


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